Marta Boccone è titolare e direttore creativo dell’Agenzia di Comunicazione Atlantide, inizia il suo percorso pittorico negli anni ottanta.
Già affermata per i suoi quadri di ispirazione informale, nel 2005 si perfeziona nel ritratto: le sue tele, presentate in anteprima alla Fiera dell’Artigianato di Milano riscuotono subito notevoli consensi da parte del pubblico, grazie alla loro particolare forza cromatica.
Nel 2007, inizia un nuovo percorso alla ricerca di rinnovate modalità dialogiche che trovano la massima espressione nelle sue opere materiche a cui, tutt’ora, resta particolarmente legata.
Orientata all’uso dimateriali naturali, nelle sue tele inserisce sassi, specchi, vetro, sabbia e quant’altro serva per rendere l’opera tridimensionale e viva, così che la luce produca autonomamente giochi di chiaro e scuro che conferiscano al quadro connotazioni sempre diverse a seconda della sua collocazione. Le sue opere, emozionanti e intense, trasmettono con forza lo stato d’animo dell’artista e sono state recenside da numerosi critici tra cui il Prof. Paolo Levi.
Nell’aprile 2010 fonda l’associazione culturale no profit Ars Maiora, di cui é tutt’ora direttore artistico. Nello stesso anno, viene scelta dalle Edizioni Giorgio Mondadori per essere pubblicata, insieme a soli 20 artisti materici italiani, sul catalogo d’arte “La materia è colore”.
Nel 2011 viene contattata dalla Cairo Publishing per essere gratuitamente inserita sul prestigioso Catalogo d’ Arte Moderna Italiana n°47.
Sempre alla ricerca di nuove esperienze creative, collabora con arredatori e privati per realizzare opere “su misura”, pensate per inserirsi almeglio in abitazioni o spazi lavorativi esistenti.
Dicono di lei
La pittura di Marta Boccone si esprime in forme preziosamente elaborate, e in una ricerca tonale e materica di meditata calibratura. Tramite impasti cromatici complessi l’artista delinea in alcuni casi i profili di paesaggi marini che riecheggiano la sinuosa grafia dell’arte giapponese. In altri momenti mette in scena sagome spesse e materiche di allusiva riconoscibilità; oppure concerta un pulviscolo frammentato che si irradia sulla superficie del supporto in un moto espansivo, che tende a esorbitarne i margini. L’elemento unificante di queste diverse modalità espressive si rivela in una cifra stilistica di estrema nettezza, frutto con evidenza di un’applicazione meditata. In questa ricerca i materiali sono assemblati omiscelati con minuziosa attenzione, per non turbare l’equilibrio della struttura compositiva, che risulta ogni volta conclusa nella narrazione di un momento poetico. Ma la ragione esecutiva di Marta Boccone non è certo priva di emozionalità: certe trasparenze evocano malinconie e interrogazioni sospese, sublimate tuttavia in un ordine utopico, ritualistico si direbbe, che esorcizza il loro aspetto drammatico. Anche dove le cromie sono più spesse e i timbri più audaci, gli accenti restano pacati e depurati dagli eccessi retorici, mentre la tensione che vibra tra la morbidezza delle stesure e la vitalità più aspra dei giochi materici si scioglie in una motilità lieve, come nei ritmi di un adagio musicale. Se i rimandi segnici e tonali che definiscono le tappe di questo discorso pittorico, suggeriscono l’idea di un processo introspettivo, le sue motivazioni, per chi guarda, restano avvolte in un sottile ma impenetrabile velo di riservatezza.
Prof. Paolo Levi
Analizzando con attenzione le opere astratte di Marta Boccone, che a prima vista sembrano essere caratterizzate – sia nella scelta dei materiali che nel gesto pittorico – da un’esplosione di libera, quasi anarchica creatività, si può scoprire che ci sono alcuni schemi ricorrenti: due schemi di tipo “compositivo” e uno, per così dire, di approccio “tecnico”. Il primo schema compositivo possiamo definirlo “radiocentrico” ed è ben riconoscibile nella serie di opere intitolate Materia. Dal centro del quadro, solitamente quadrato, si irradiano linee concentriche e diagonali eccentriche che sorreggono la struttura compositiva. Lungo le linee concentriche si dispiega la “materia” di cui si compone l’opera, di solito piccoli “sassi” dipinti e incollati, che sembra “esplodere” dal nucleo più denso, ai cerchi più esterni dove la “materia” è via via più rarefatta. Lungo una serie di diagonali ellittiche, che partono sempre dal centro, muovono invece, spesso, rapide e corsive pennellate di puro colore, allo scopo di rafforzare la percezione di forza centrifuga che caratterizza questi quadri. L’artista milanese utilizza questa specifica griglia con varietà di gesto e colore per raccontarci, come in poetico e visionario trattato di fisica, l’istante in cui la forza della “materia” esplode e sprigiona “energia”. Il secondo schema compositivo invece ci narra tutt’altro. In opere come Cime tempestose o nella serie delle Spiagge, Marta Boccone taglia idealmente il quadro a metà, anche se poi tale linea di demarcazione ha spesso un andamento lievemente curvilineo che ne ammorbidisce la perentoreità. E si tratta di una linea, orizzontale o verticale che sia, che separa due mondi diversi per materia e cromia. O forse li riunisce? Il terzo schema infine riguarda il modo di accostare materia e colore: il colore fa sempre da sfondo, una base sulla quale la materia dispiegata costruisce forme e paesaggi immaginari. Possiamo dunque concludere per Marta Boccone ripetendo quello che si dice in Shakespeare a proposito di Amleto, ovvero che c’è del metodo nella sua follia. E che libertà e costrizione, ragione e sentimento, ordine e caos sono poli dialettici reciprocamente imprescindibili.
Virgilio Patarini
La poetica del caos materico in Marta Boccone è recuperata mediante l’apologia del colore, dissipato in deflagrazioni sensoriali senza tempo. Sono granuli di tensione sonora sulle tele “Cime tempestose” a conferire all’ensemble un vibrante universo pittorico, palpabile nella emozionalità della rappresentazione. Sono le ritmiche increspature materiche dei suoi “Orizzonti” a suggerire un viaggio subliminale verso altri luoghi, interposti tra realtà e fantasia. Con i germogli della passione nella serie “Cuore”, attraverso il sussurro della pennellata in “Spiagge”, con il traboccamento segnico di “Fiori” ed “Esplosioni”, Marta Boccone surclassa la visione della quotidianità nella celebrazione del pathos davanti allo spettacolo della Natura, musa ispiratrice dell’artista. Lo scenario cromatico che ne deriva fonde il gusto estetico con il coinvolgimento empatico-emozionale dello spettatore, catturato dalla sua inconfondibile trepidazione materica.
Sabrina Falzone